
Molto prima dei mezzi di comunicazione di massa, quando ancora poche persone sapevano leggere e scrivere, uno scrivano di nome Adamnan scrisse la biografia di San Colombano, cui è attribuita la conversione dei Pitti.
Secondo questa biografia San Colombano durante i suoi viaggi nei territori dei Pitti avvenuti nel 565 circa, arrivò sul fiume Ness e mandò uno dei suoi compagni sull’altra riva a prendere una barca là ormeggiata malgrado che al suo arrivo avesse trovato sulla spiaggia alcuni indigeni che seppellivano un uomo “morso con malvagità” e gettato a riva un mostro acquatico mentre stava nuotando. Armato di fiducia e coraggio l’inviato di San Colombano era appena giunto a metà percorso quando un mostro, disturbato dal nuotatore, gli si avventò contro con “un grande ruggito e la bocca spalancata”.
Il santo ordinò prontamente alla creatura di andarsene (“Vattene subito!”), facendo scappare il mostro terrorizzato “più velocemente che se fosse trainato con corde”.
Questo delizioso aneddoto sel santo può risentire di un tocco scozzese, ma probabilmente non è del tutto inventato.
Infatti nei secoli seguenti si affermò la tradizione che nel lago vivesse un “cavallo acquatico” (come in altri laghi scozzesi), e un viaggiatore del XVII secolo raccontava di un isola galleggiante che appariva e scompariva, mentre per generazioni i bambini di quel posto vennero avvertiti di non giocare troppo vicino all’acqua.