
Segnalata da PAVEL
Questa leggenda metropolitana è una delle più diffuse ed ha anche acquisito una sua dignità "letteraria".
I fatti: in piena estate, in un'impervia zona di montagna divampa un violento incendio, che viene domato grazie all'intervento di alcuni velivoli antincendio. Domate le fiamme, gli uomini delle squadre antincendio "terrestri" perlustrano la zona devastata dal fuoco e si imbattono in uno spettacolo agghiacciante: un cadavere umano, semicarbonizzato. La cosa più strana è che il poveretto indossa quella che a prima vista sembra essere una tenuta da subacqueo, con tanto di maschera e pinne.
La domanda è ovvia: come mai un tale vestito da sub è finito nel bel mezzo di un incendio, per giunta su una montagna?
La risposta è una sola: il sub si immerso in un tratto di mare sul quale convergevano i mezzi aerei antincendio per attingere acqua da sganciare sul rogo. L'uomo era stato risucchiato assieme ad una vagonata d'acqua marina e -sfiga delle sfighe- era stato "sganciato" sull'incendio, morendo vuoi per l'impatto, vuoi per fiamme.
Come già detto sopra, si tratta di una leggenda abbastanza diffusa.
Inizialmente pensavo che si trattasse di una leggenda solamente italiana, dal momento che, nelle versioni da me udite, era ambientata in Calabria o in Sardegna. Del resto, si tratta di due regioni in cui, da giungo a settembre non difettano né i bagnanti (compresi quelli muniti di maschera e boccaglio...) né (purtroppo) gli incendi. Il mezzo "assassino" sarebbe o un elicottero o, nella maggior parte delle versioni da me udite, un Canadair.
Il Canadair è, in effetti, il più diffuso aereo anti-incendio del globo, visto che può rifornirsi d'acqua con estrema rapidità (riesce ad attingerne più di 5000 litri in una dozzina di secondi!) volando su un specchio d'acqua (di solito un lago o, come nel "nostro" caso, un tratto di mare) sino a lambirne la superficie. In realtà i due serbatoi che il Canadair ospita nella carlinga vengono riempiti grazie a dei tubi dal diametro decisamente troppo esiguo perchè un uomo, anche di taglia ridotta, possa venirne inghiottito.
Come detto, si tratta di una leggenda che cre
devo essere tutta italiana. Leggendo un libro decisamente noto, però, intitolato "La versione di Barney", dello scrittore canadese Mordechai Richler, ho scoperto che la storia di cui sopra era stata ripresa pari pari per spiegare la scomparsa di un personaggio del libro. In quel caso la "scena del delitto" era un lago.
(se leggerete la versione di Barney probabilmente mi odierete con tutto il cuore... ;-) )